Springsteen & I- Storie di springsteeniani

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Il 22 Luglio scorso è stato trasmesso in molti cinema, in contemporanea mondiale, il docufilm “Springsteen & I”, tutto dedicato a Bruce Springsteen. Atteso nelle sale, ha registrato il sold out e sembra ormai confermata la sua uscita in DVD per il 28 Ottobre.

L’ evento si inserisce solo a pochi giorni dalla conclusione a Roma della sessione italiana del Wrecking ball Tour, che ha regalato scariche di adrenalina a tutti i fans dell’ eroe del Rock del New Jersey.

Prodotto da Ridley Scott e diretto da Baillie Walsh, questo One shot non si ripropone di raccontare in modalità da manuale chi sia l’ artista che fa vibrare gli stadi di tutto il mondo, bensì, ribaltando la prospettiva, ne regala un ritratto singolare narrato esclusivamente dai fans in prima persona.

L’ idea per il documentario nasce nel Novembre scorso, quando il produttore Svana Gisla twitta la richiesta di interpretazioni creative da parte dei fans nel descrivere in tre parole cosa significhi per loro Springsteen. In 2000 rispondono in breve tempo con circa 3000 ore di video, tra i quali vengono scelti alcuni dei più significativi.

Sono i volti di decine di uomini e donne di ogni età, bambini, ragazzi, persone di ogni estrazione sociale e di ogni parte del mondo a comporre il puzzle di voci narranti di questa storia: la storia di noi, amici di Bruce, che seguendo sul grande schermo il documentario ci sentiamo protagonisti, anche se non abbiamo mandato in prima persona un video filmato in autonomia per rendere possibile il montaggio di “Springsteen & I”.

Si, perché infondo noi che seguiamo quel ragazzo cresciuto del NJ facciamo parte di una grande famiglia che si riunisce ad ogni concerto e oggi si incontra sui social networks e in eventi quali l’uscita del docufilm per condividere le stesse emozioni racchiuse nei testi di un uomo che non ha paura di esporsi a milioni di persone, esprimere il proprio parere sul mondo e divertirsi insieme a noi.

Ognuno ha un suo ricordo legato alla musica di Springsteen. La prima sua canzone ascoltata, la circostanza in cui ciò è avvenuto, le persone con cui ha vissuto o vive tuttora la passione maturata per il rocker. E non importa se talvolta i ricordi sono legati ad un certo feticismo nei confronti degli oggetti che rimandano a lui e alla E- Street Band. Del resto chi di noi non conserva con premura cd, vinili, libri, biglietti e merchandising di ogni fattura che li riguardino?!

Non tutti i libri scritti su Springsteen sono validi, ma io li leggo tutti con piacere...

Non tutti i libri scritti su Springsteen sono validi, ma io li leggo tutti con piacere…

C’ è chi ha criticato il film, definendolo una gara a chi possiede più cd o chi ha preso parte a più concerti.

Non posso esimermi dal dire che “Springsteen & I” è stato anche questo, ma solo in minima parte.

Prima di tutto l’ uscita del film è stato l’ ennesimo motivo di incontro tra noi sostenitori di Bruce, ma anche una possibilità per chi non lo è e per chi accompagna parenti e amici, talvolta trascinato ai concerti, per comprendere i perché di così tanto entusiasmo nei suoi confronti e per avvicinarsi alla sua musica.

Grazie al montaggio dei video prodotti in autonomia dai fans, alternati a rari spezzoni del 1975 di esibizioni live degli esordi di Springsteen, si comprende perché egli sia importante per molti.

Si comprende realmente l’ onestà intellettuale di cui egli è dotato, il suo impegno e i suoi sogni: gli stessi dei “Brucebuds” che danno voce al suo sogno americano. Da sempre Bruce designa storie di persone e non di personaggi. Il “Prisoner of Rock ‘n Roll” si libera dalle catene per dar voce alle sue aspirazioni e raccontare noi tutti. E forse è per questo che nei suoi testi ci ritroviamo e ci immedesimiamo nelle biografie costruite dalle sue parole in musica.

Forse la testimonianza che mi ha maggiormente colpito è quella di Kitty Liang.

Nelle canzoni del working class hero Kitty riesce a intravedere speranza e fiducia nel futuro. Kitty è laureata, ma è stata costretta a svolgere lavori umili per vivere e oggi fa la camionista, sempre in viaggio sulle strade degli USA cantando Springsteen. Guidando nel deserto dell’ Arizona e ascoltando “Nebraska” sogna il suo riscatto, incitata dal testo di Bruce. Queste le sue parole:

“There was a time where my job was to get up at 3am and ride a bike to my job at Jamba Juice to make oatmeal, so people would have oatmeal when they woke up to go to work.  Bruce’s stories and songs always made me feel like what I was doing was being the backbone of the country. That the country was built on people like me.  Like it was an important role.”

Guardando il film si capisce meglio perché Bruce può essere considerato un nostro amico, anche se lui non ci conosce personalmente. E questo ce lo ricorda Mary, fan danese del Boss da tanti e tanti anni. Bruce, alla pari di tutti per suo stesso volere, disponibile e instancabile durante i concerti, capace di essere la personificazione del Rock e di rappresentare anche un sex- symbol per tante fans, come la donna americana che ricorda la carica delle sue prime esibizioni nei piccoli club e l’ attrazione verso di lui, ancora ragazzo, dall’ esibizione di “Jungleland” che le ha cambiato la vita.

Si ha modo di capire quale sia l’ attaccamento di quest’ uomo alla sua Band, ai suoi “Blood brothers” della Band, con quell’ affetto viscerale che somiglia a quello descritto da Jon Braager, che in un concerto a Copenhagen si ritrova ad abbracciare uno sconosciuto proprio sulle note della canzone che ha segnato la reunion della Band.

Poi capisci che Springsteen è anche amore. Quello raccontato nei testi dell’ euforia giovanile e della corsa in cui Bruce si chiede se esso sia selvaggio e reale, ma anche quello che unisce coppie di fans come gli statunitensi che, non avendo mai potuto acquistare un biglietto per un suo concerto per motivi economici, ballano nel tinello del loro umile appartamento alla periferia di New York, sulle note di una trascinante “Radio nowhere”.

Lo stesso amore che unisce la coppia di fans in cui il marito David chiede a Bruce concerti più brevi, perché esausto per essere trascinato in lunghe trasferte live con la moglie e fa scoppiare le sale in una risata contagiosa.

Sembra che anche Bruce abbia apprezzato molto il contributo di David e la sua manifestazione d’ affetto nei confronti della moglie:

Si, perché “Springsteen and I” è anche esilarante. Almeno quanto l’ esibizione di Nick, il Philly Elvis che nell’ Ottobre 2009 sale sul palco dello Spectrum di Philadelphia e in perfetto look da Presley interpreta “All shook up”. Così prende in mano le redini dello show da protagonista realizzando il suo sogno di cantare con Bruce, che sembra essere più divertito di tutti e accetta ben volentieri la richiesta “Can the King sing with the Boss?!” riportata sul cartellone di Nick.

Come non ridere sentendo le parole di Lisa Purcell, fanatica fan che “obbliga” i propri figli ad ascoltare solo la musica di Springsteen, o di fronte al piccolo Dominic Martin, la nuova Courteney Cox di Bruce, Rachel e il fan dall’ Ontario, “scaricato” dalla sua ragazza a poche ore da un concerto di Bruce?!

Chi è riuscito a trattenere le risate di fronte ad questa esibizione in Danimarca di “Red headed woman” spiritosa e brillante?!

Il film dà la conferma di quanto genuino sia l’ animo della voce rock che con Born in the USA gettò un grido di denuncia e contemporaneamente fu un coro liberatorio portatore di senso di libertà, come in Polonia o altri Paesi ad est della Cortina di ferro negli anni ’80. Genuino e disponibile, come descritto da John Magnusson, l’artista di strada col quale nel 1988 Bruce canta “I’m on fire”, “The river” e “Dancing in the dark” per le strade di Copenhagen.

Insomma tante emozioni, risate e l’ irresistibile voglia di cantare che ci ha fatti ballare sulle poltrone dei cinema, specie nei 35 minuti di video esclusivi dall’ Hard Rock Calling 2012 di Londra, in cui Springsteen canta in duetto con Paul McCartney e ripete a squarciagola “We are alive” con quel sound da rodeo!

Si, Bruce, We are alive! Siamo vivi e ci sentiamo vivi ogni volta che canti per noi e con noi in giro per il mondo!

All’inizio del film, Bruce e la E-Street Band salutano un vasto pubblico da stadio: “Dove vogliamo andare,” Bruce urla alla folla, “non possiamo arrivare da soli. Abbiamo bisogno di voi.” Per un sacco di gente, me compreso, il sentimento è reciproco e ci auguriamo di poter raccontare ancora tante e tante esperienze legate all’ eterno ragazzo di Asbury Park.

… In quanto a cosa significhi per me Springsteen in tre parole, mi è difficile rispondere. Il ricordo di un pomeriggio in giardino e una “Human touch” trasmessa a TMC2, che presto sarebbe stato sostituito da Mtv, mi porta indietro nel tempo e mi spinge a rispondere: Fratellanza, Profondità e Autenticità.

Springsteen è questo. E tanto altro.

Francesco